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Saturday, November 07, 2009

MONUMENTO AGLI UOMINI DEI MEZZI D'ASSALTO

I'M SORRY FOR OUR FOREIGN FRIENDS WILL NOT INCLUDE BUT I'M FORCED TO WRITE THIS POST IN ITALIAN LANGUAGE BECAUSE IT IS REFERS TO AN ARGUMENT OF ITALIAN HISTORY THAT HAS DISCUSSED MANY PEAOPLE AND THAT SHOULD BE UNDERSTAND FROM THE ITALIAN PEOPLE, MAINLY.
FOR THOSE WISHING CAN USE "GOOGLE TRANSLATE" COPYING AND PASTING THE ENTIRE TEXT IN THE TRANSLATOR. THANKS!


Mi sento in dovere di utilizzare il nostro blog per cercare di fare un po’ di chiarezza sulla vicenda del “Monumento agli uomini dei mezzi d’assalto della Regia marina militare italiana” che, congiuntamente all’Associazione Nazionale Arditi Incursori di Marina (ANAIM), abbiamo proposto di realizzare nel paese di Le Grazie, in Provincia della Spezia.
Come prassi vuole, nello sviluppo di un progetto di questo tipo, è stato deciso di presentarlo alle Autorità locali: in primo luogo siamo stati ricevuti dal Comando del Raggruppamento subacquei ed incursori della Marina militare italiana, agli ordini del C. Amm. Giuseppe Cavo Dragone che, insieme ad alcuni suoi collaboratori, ha valutato con noi l’adeguatezza del progetto e considerato l’elevata importanza dal punto di vista storico e culturale nonché il rilievo dal punto di vista sociale, sottolineando il forte legame che, nel tempo, si è concretizzato tra il Comando militare e la popolazione della frazione. L’incontro con il Comando subacquei ed incursori della Marina militare italiana del Varignano (COMSUBIN) era fondamentale in quanto, proprio da questi luoghi, hanno mosso i primi passi alcune delle più importanti operazioni degli uomini dei mezzi d’assalto.
Il passo successivo è stato quello di interessare la municipalità locale: richiedere un appuntamento con il Sindaco Massimo Nardini non è stata cosa semplice in quanto molteplici impegni ostacolavano la calendarizzazione dell’incontro; finalmente l’appuntamento è stato fissato ma, dopo la consueta anticamera, il Sindaco risultava impegnato in altre faccende e, fortunatamente, si è reso disponibile il Vice Sindaco, il dott. Giovanni Pistone. Ci siamo accomodati in un ufficio e la nostra delegazione, composta dal sottoscritto e dal Presidente e dal Segretario nazionali dell’ANAIM, ha iniziato a presentare il progetto: l’idea è quella di installare un cubo di marmo portoro, materiale lapideo di altissimo valore e conosciuto in tutto il mondo che si estrae unicamente sulle colline al confine tra i Comuni di Portovenere e La Spezia, dove verranno incise le rappresentazioni stilizzate delle tre specialità caratteristiche i reparti degli uomini dei mezzi d’assalto della Regia marina italiana; sulla quarta ed ultima faccia del cubo una scritta commemorativa che, oltre ai loghi del Comune di Portovenere e delle due Associazioni promotrici il progetto, vedrà inciso: Agli uomini dei mezzi d’assalto 1915-18 / 1940-43”. L’idea è quella d’installare il cubo al posto della fontana dei giardini pubblici di Le Grazie: una vasca di forma ovale ormai da tempo mal funzionante, esteticamente riprovevole ed igienicamente inadeguata.
Il Vice Sindaco ha ascoltato attentamente e, almeno è sembrato a tutti i tre componenti la nostra delegazione, ha espresso giudizi positivi sull’idea, sul fatto che potrebbe essere una soluzione a risolvere il problema di quella “vasca” e sul fatto che sarebbe stato un importante testimonianza del legame tra il COMSUBIN e la cittadinanza delle Grazie e ci ha prospettato, comunque, che l’iter per la gestione di un progetto di questo tipo avrebbe richiesto molto tempo. Questo è un elemento importante, in quanto il presidente di ANAIM, Sig. Antonio Brustenga, ha prospettato la speranza di vedere realizzata la cosa per il prossimo raduno biennale degli “Arditi incursori di marina”, nel Maggio del 2010. Il Vice Sindaco ha valutato che, con i tempi della politica, sarebbe stato un obiettivo di difficile raggiungimento, ma che comunque il tentativo poteva valere l’impegno. Si è discusso della possibilità di reazioni contrarie e ostative al progetto, soprattutto da parte della cosiddetta sinistra radicale incarnata dalle frange più estreme del Partito della Rifondazione comunista, componente politica comunque in fortissimo calo di consensi, ma si è comunque valutato che era decisamente comprensibile, per quanto riguarda l’intero progetto, l’importante valenza storica e la completa assenza di aspetti o interessi di natura politica..
E’ proprio su questo elemento che si deve concentrare l’attenzione di questo post: infatti la reazione c’è stata ed è stata piuttosto intensa; in un comunicato congiunto della Federazione provinciale della Spezia e del locale circolo di Portovenere, il Partito della Rifondazione comunista ha espresso un giudizio fortemente negativo al progetto sottolineando: ”Un monumento alla X° MAS è inaccettabile in quanto l’unico monumento (ricordo) che noi serbiamo di questo corpo militare è quello delle stragi nazifasciste del nostro entroterra ed i rastrellamenti dei quartieri cittadini”.
Risulta evidente la strumentalizzazione che queste persone vogliono dare all’iniziativa non conoscendo, o facendo finta di non conoscere, ne il progetto ne la storia del nostro paese.
Su questo è necessario spendere alcune parole: l’epopea degli uomini dei mezzi d’assalto inizia sul finire del primo conflitto mondiale, quando Rossetti e Paolucci dopo aver superato le barriere di protezione del porto di Pola con la “mignatta”, un apparecchio autopropulso dotato di due cariche esplosive, le collocarono e le fecero esplodere sotto la chiglia della corazzata austro-ungarica “Viribus unitis” causendone l’affondamento in breve tempo. Quest’azione può definirsi la prima vera azione degli uomini dei mezzi d’assalto, anche se ritengo doveroso precisare una cosa molto importante: sempre durante il primo conflitto bellico, il nostro paese lamentava un gravissimo deficit dal punto di vista dei mezzi navali nei confronti dell’avversario austro-ungarico; fu cosi che vennero sviluppati le motobarche armate siluranti “M.A.S.” che, in particolare quelle al comando del C.C. Luigi Rizzo, hanno compiuto azioni che hanno segnato l’esito della guerra nel Mare Adriatico: l’impresa di Premuda, dove con il suo M.A.S. lo stesso Rizzo ha affondato la corazzata Santo Stefano causando al contempo la perdita di pochissime vite umane avversarie; la cosiddetta “Beffa di Buccari”, dove Gabriele Dannunzio, Costanzo Ciano e lo stesso Rizzo al comando dei loro MAS compirono un audace impresa dimostrativa varcando le ostruzioni di quel porto e, in ultimo, la citata azione di Rossetti e Paolucci che ha portato all’affondamento della corazzata Viribus unitis.
Passarono gli anni, la “Grande guerra” era quasi dimenticata ed in Europa iniziò a diffondersi il virus di preoccupanti totalitarismi: il nazismo in Germania, il fascismo in Italia ed in Spagna ed il comunismo totalitario di Stalin in Russia. Ci si avvicinava a grandi passi verso la Seconda guerra mondiale, la pagina di storia più triste dell’intera umanità.
L’Italia ripose le sue più convinte speranze belliche in una flotta eccezionale per armamenti e professionalità, ma non certo quanto a tecnologia; il radar lo avevo solo e soltanto inglesi ed americani, ed ecco che agli inizi del conflitto arrivarono, anche in mare, le prime gravi sconfitte della flotta italiana: Taranto e Matapan, con il prezzo pagato, in termini di vite umane, elevatissimo.
L’ingegno italico sovrastò, come spesso è accaduto, le avversità e le sperequazioni tecnologiche: da Le Grazie, in Provincia della Spezia, ed in particolare dalla base del Varignano iniziò ad essere intuito che la guerra sul mare deve essere affrontata in modo diverso. Parallelamente alle grandi imprese dei sommergibili italiani, proprio dal Varignano presero vita le imprese degli uomini dei mezzi d’assalto: un gruppo di valorosi che, sulla spinta di innovative armi subacquee e non, sfidarono il grande nemico britannico infliggendo lui importanti perdite in termini di naviglio.
Le imprese dei barchini esplosivi, piccoli motoscafi dotati di carica esplosiva sulla prua che venivano lanciati contro le navi nemiche mentre il pilota si lancia in mare, nella baia di Suda a Creta; le imprese dei nuotatori, uomini che, spesso dalla riva, raggiungevano a nuoto le navi nemiche ormeggiate alla fonda e le minavano sotto la chiglia e l’epopea dei leggendari “maiali”, i siluri a lenta corsa inventati dal Maggiore del Genio navale Teseo Tesei e dal Capitano medico Elios Toschi, che, trasportati dai sommergibili in acque nemiche, percorrevano diverse miglia in immersione per poi lasciare il loro carico esplosivo sotto le navi nemiche; le azioni più leggendarie di questi mezzi e dei loro equipaggi furono compiute a Gibilterra, partendo dalla stiva della nave spia “Olterra”, ad Alessandria d’Egitto, scaricati dal mitico sommergibile “Scirè” e a Malta dove peri lo stesso Teseo Tesei.
Uno degli elementi che di rado viene citato è l’effetto che, nell’ambito del panorama comunque bellico, le azioni degli uomini dei mezzi d’assalto hanno avuto importanti ripercussioni negative sulla flotta avversaria facendo comunque registrare un infinitesimale sacrificio di vite umane. Tutte le azioni di questi uomini hanno puntato più al danneggiamento ed alla distruzione dei mezzi piuttosto che all’eliminazione di uomini. Questo aspetto è riconosciuto e “certificato” da coloro che in quell’epoca erano i nostri avversari, gli inglesi, che non hanno avuto difficoltà a dedicare, in alcuni loro importanti musei, spazi al ricordo di questi uomini e delle loro imprese riconoscendo l’inventiva, l’audacia, il valore ed il grande senso dell’onore di quei pochi italiani che tanti danni hanno causato alla loro flotta, tanto che lo stesso Churchill in un suo discorso disse “…sei Italiani equipaggiati con materiali di costo irrisorio hanno fatto vacillare l'equilibrio militare in Mediterraneo a vantaggio dell'Asse. “
L’armistizio dell’8 Settembre 1943 pose fine all’epopea dei mezzi d’assalto e segnò l’inizio di una delle pagine di storia più tristi e drammatiche della nostra nazione: la guerra civile. Italiani contro italiani in una lotta fratricida che vide il sacrificio di moltissime vite, perse per la difesa dei diversi ideali.
Questo progetto, la realizzazione del monumento agli uomini dei mezzi d’assalto, si limita al riconoscimento delle imprese belliche degli italiani che sopra e sotto il mare hanno portato con onore la nostra bandiera. Un monumento di carattere storico e culturale che si affranca in modo inequivocabile da tutto ciò che è successo dopo l’armistizio dell’8 Settembre. Ogni differente interpretazione non può certamente essere riconosciuta; ogni strumentalizzazione politica non può assolutamente essere accettata. Un monumento che vuole affidare a noi ed ai posteri la storia di questi uomini e delle loro imprese e che vuole riconoscere il forte legame che, da allora, la Marina militare italiana e la sua base del Varignano hanno con la cittadinanza delle Grazie.


Spero mi sia concesso, in calce a questo post, una considerazione che deve intendersi assolutamente personale: sono profondamente ferito dalla ignoranza e dalla stupidità di alcune persone, anche miei concittadini, che approfittano di qualsiasi pretesto per cassare ogni idea di sviluppo e di valorizzazione del territorio anche in termini storici; forse lo fanno unicamente per dimostrare o dimostrarsi che contano ancora qualcosa. Ritengo che con questo atteggiamento autolesionista evidenzino solo la loro inadeguatezza politica e sociale. Sono un uomo di sinistra, di profonde e radicate tradizioni della più nobile cultura comunista italiana. Ho iniziato a far politica attiva nel Partito comunista italiano già dal 1985 e ancor prima prestavo la mia attività di volontariato politico a Feste de l’Unità e ad attività della sezione locale del partito; ho fatto parte del Partito comunista italiano, del Partito democratico della sinistra e, successivamente, del Partito dei comunisti italiani, in un’evoluzione politica che riconosco mia e mi ha fatto crescere rendendomi fiero di tutto ciò che ho fatto ed orgoglioso di poter trasmettere a mio figlio. Sono profondamente consapevole e porto dentro di me i più alti valori della resistenza antifascista italiana che deriva dalla coscienza di una famiglia antifascista. Da Assessore al Bilancio del Comune di Portovenere ho sostenuto e permesso il finanziamento, per la quota spettante, del “Monumento alla Resistenza” della Spezia. Quella Resistenza che ha permesso alla nostra nazione di diventare e di essere oggi quella che è, ma che è così anche grazie alla sua storia, complessa e controversa, ma pur sempre sua ed innegabile. Sono anche un uomo appassionato di storia, di tutta la storia, ed in particolare di quella legata alle mie radici personali e professionali, quella della marineria e della subacquea.
Sono un uomo che non accetta ricatti da parte di nessuno, soprattutto se stupido ed inadeguato, ed ho deciso di portare avanti questo e molti altri progetti, nel rispetto di quella storia che tanto amo e con la consapevolezza di fare bene e di fare del bene a tutta la mia gente.

Gianfranco VECCHIO

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